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Il miraggio della risorsa

L’analisi di quanto e cosa la rete offre e di quanto e cosa ancora non offre, ma potrebbe offrire nel prossimo futuro, è stato oggetto di molti e diversi studi. Sinteticamente, le riflessioni proposte concordano sul fatto che la nascita di un nuovo ed ampio spazio di divulgazione e comunicazione, quale quello della rete, fruibile ed incrementabile da un pubblico teoricamente globale, dove convivono notizie e conoscenze di provenienze e di livelli scientifici profondamente diversi, ha determinato la presenza di un numero smisurato e quindi difficilmente quantificabile, di siti, portali, riviste, di ‘risorse’(27) storiche in generale. Nel web il numero di siti storici professionalmente e scientificamente costruiti rappresenta una minoranza rispetto a quello, sempre in aumento, di siti doveconvivono, in una sorta di promiscuità ed imbarazzante prossimità, la storia accademica, scientifica, assieme a prodotti multimediali dello storico amatoriale: i siti costruiti attorno alle rivendicazioni di identità più o meno storicamente fondate accanto alle innumerevoli pagine web dedicate alla ricerca genealogica e alle ricostruzioni di radici familiari; i siti che aspirano a tener desta la memoria del Novecento accanto a quelli sfacciatamente negazionisti o subdolamente revisionisti”(28). Amatorialtà, divulgazione e affermazione di memorie e di identità, appaiono essere le principali caratteristiche del materiale storico presente in rete, e rispetto a questa realtà, qualsiasi tentativo di contrapporre “la storia accademica alla storia della gente comune” appare sterile e poco efficace; occorre invece che lo storico ‘di professione’, pur segnalando “le questioni affrontate con leggerezza metodologica e talvolta anche con consapevole dolo ideologico”, si preoccupi “maggiormente dell’instaurare maggiori canali comunicativi con il vasto pubblico” (29) e di “costruire nella rete un quadro più complesso e stratificato del passato” (30). Di fronte a tale molteplicità di risorse, diventa centrale la possibilità di individuare strategie e tecniche di ricerca in rete che consentano di limitare la ridondanza delle informazioni e il problema della serenditpty e -se possibile- criteri orientativi di valutazione per le risorse offerte. E’ infatti esperienza diffusa per quanti utilizzano la rete provare una sensazione di “frustrazione e di incertezza” generata dalla difficoltà di riuscire a trovare ciò che si cerca, di riuscire cioè a distinguere fra le molte informazioni che il web restituisce quelle realmente utili al proprio scopo. Anche utilizzando motori di ricerca specialistici, portali, database, guide e cataloghi tematici (31), che restano comunque un valido aiuto per limitare il rumore e la conseguente dispersione di risultati, non resta forse “il rischio di una selezione delle fonti ad opera implicita del mezzo e non ad opera delle esigenze di ricerca?” (32). Ed inoltre “si può giungere ad una reale valutazione di qualità e di rilevanza di risorse proponibili come standard alla comunità degli storici?....una gerarchia di risorse”. Infatti, “dire che una risorsa è qualificabile per contenuto e serietà, dire che questi elementi sono rilevabili e utilizzabili per uscire dall’indistinzione e dal disordine, non significa affatto stabilire una corrispondenza automatica tra un contenitore preordinato di informazioni e i possibili interrogativi che lo storico si pone” (33). Il problema quindi, per lo storico, non è tanto quello di stabilire standard uniformi di valutazione quanto quello di “superare la nozione di ‘risorsa’ e la sua attrattiva indeterminata, e disarticolarla in una pluralità di domande che corrispondono a quello che in un determinato momento io individuo come problema di conoscenza e di ricerca” (34). Diventa quindi preferibile ed anche più corretto, secondo l’autore, affiancare, se non sostituire, al concetto di valutazione quello di criterio di controllo, che si compone di tre elementi: il criterio di ordinamento dei materiali, il criterio di autorialità ed il criterio di stabilità.(35).



Comunque si voglia chiamarla, oggi è sempre più avvertita come necessaria la possibilità di formulare criteri di analisi (di valutazione? di controllo?) delle risorse presenti in rete, e diverse sono le proposte e le analisi offerte. In Italia lo studio più conosciuto ed apprezzato è quello condotto da Abbattista (36), che in una serie di contributi ha rielaborato e sviluppato la griglia proposta da J.E. Alexander e M.A. Tate nel 1996 e poi più volte perfezionata, con l’aggiunta di due criteri, l’utilizzabilità e la trasparenza (37). Centrale, anche nel lavoro di Abbattista, la precisazione che anche l’impiego di una griglia di valutazione “non può che avere una funzione preliminare rispetto ad un’analisi di contenuto […] In particolare, una corretta valutazione non potrà certamente prescindere dagli specifici problemi legati ad un particolare ambito di ricerca storica, ossia la tipologia delle fonti impiegate, le loro caratteristiche, le modalità della loro raccolta e presentazione” (38).Sempre in tema di web evaluation un altro contributo è quello proposto dalla scheda elaborata dagli autori del testo “La Storia a(l) tempo di Internet” (39).





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Crediti: D.Ragazzini, G.Spinelli, T.Cattabrini