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La pubblicazione in rete

La storia in rete non modifica unicamente modalità e luoghi della ricerca storica ma muta anche la forma e la natura della scrittura e della pubblicazione dei risultati e dei percorsi di studio.


La pubblicazione in rete è considerata dagli storici come una pubblicazione di pari valore a quella cartacea tradizionale? Già nel 2000, una sessione di studio del seminario organizzato a Firenze si interessava di ciò ed evidenziava quali prevalenti resistenze alla pubblicazione in Internet la mancanza di un quadro normativo di riferimento che certificasse la qualità, l’affidabilità e la non manipolazione delle pubblicazioni on line e che garantisse agli autori gli stessi diritti previsti per le pubblicazioni tradizionali. Dubbi sul diritto d’autore, sul copyright, sul deposito legale, sulla valenza concorsuale e sul riconoscimento accademico di una pubblicazione in rete, che inevitabilmente riportavano -e conducono ancora oggi- alla questione fondamentale della affidabilità e verificabilità del documento digitale(40). E’ chiaro che le caratteristiche di immaterialità, fragilità, volatilità proprie di ogni documento digitale sono difficilmente risolvibili entro categorie e schemi pensati e costruiti per documenti di altra natura, occorre allora pensare e sperimentare soluzioni e ipotesi nuove e differenti che tengano conto della mutata condizione, con l’attenzione che la conservazione digitale “non è un processo meramente tecnico, ma terreno di conflitto politico e sociale, come è sempre stata la trasmissione al futuro” (41). Cosa sarà conservato? Come sarà conservato? Quali le scelte informatiche? Quali le motivazioni e le finalità culturali, sociali ed anche politiche? Al momento si trovano progetti ed esperienze(42) di conservazione differenti soprattutto in merito al rapporto quantità/qualità delle risorse conservate: alcune soluzioni optano per “catturare  il maggior numero di siti senza alcun criterio”, altre al contrario conservano un numero limitato di risorse rispetto a scelte tematiche e cronologiche. Non è possibile – e neanche utile- argomentare su quale delle due ipotesi finirà con il prevalere sull’altra, ne d’altra parte avrebbe senso un tale epilogo considerati i diversi criteri ispiratori, anche perché, nonostante questa diversità, alcuni caratteri sono comuni. “Da un alto l’affidarsi largamente a modelli concettuali e a strumenti tecnologici che sono stati originariamente messi a punto per esplorare e ‘catalogare’ le risorse online, e non certo per promuovere una sedimentazione organica della memoria sul web; dall’altro il considerare i siti e il web nel suo complesso come nuove tipologie di ‘pubblicazione’, da trattare secondo i parametri, pur in qualche modo aggiornati, delle discipline bibliografiche tradizionali” (43).


Emergono quindi zone di problematicità relative alla conservazione sul web e del web che evidentemente riguardano anche il problema della pubblicazione in rete: perché pubblicare il proprio lavoro in uno spazio aperto a  possibili manipolazioni,  mutevole ed anche quasi del tutto privo di aspetti normativi e giuridici che invece hanno grande rilevanza per una pubblicazione, soprattutto in ambito accademico? Per quanto detto fino ad adesso risulta impossibile cercare una risposta ugualmente valida e definitiva per tutti i problemi espressi, ma è al contrario possibile e necessario indicarne le opportunità. La pubblicazione elettronica, il testo ‘instabile’, di cui parla Ortoleva (44) presenta infatti aspetti interessanti: acquista una rapidità e una diffusione migliore e maggiore rispetto a quella del testo stampato e dal punto di vista economico abbassa, o comunque contiene sensibilmente, i costi di produzione. Inoltre consente operazioni improponibili per un testo cartaceo quali l’aggiornamento, l’introduzione di modifiche e come auspica -seppur con qualche perplessità Ragazzini, la possibilità di abbassare la “linea di galleggiamento dell’iceberg storiografico”(45). Potenzialità che, una volta superati i noti problemi, potranno forse essere apprezzate e praticate in maggior numero,  ma che non riusciranno mai a sostituire la tradizionale pubblicazione cartacea. “I libri   elettronici non sostituiranno mai il libro, vi si affiancheranno, in alcune situazioni e per alcuni usi particolari. Il libro tradizionale quindi non mi sembra in pericolo. La carta resterà insostituibile, anche perché il libro a stampa è un’invenzione perfetta” (46). La previsione di McLuhan sulla fine della “Galassia Gutenberg” sembra quindi meno imminente e/o addirittura scongiurata (47).




 

 


 

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Crediti: D.Ragazzini, G.Spinelli, T.Cattabrini