Noiret, nel 1998, interrogava così la comunità degli storici “lo storico si deve porre almeno tre domande essenziali, tre postulati, riguardo a Internet e alle sue implicazioni sulla disciplina storica, che poi permetteranno di rispondere al quesito primario e fondamentale: serve Internet per la ricerca storica? Questi interrogativi sono: che cosa si può trovare su Internet e che cosa, al momento della ricerca, non si può invece trovare in rete o non si può ancora trovare; come trovare e prelevare dalla rete le risorse che in essa si trovano; quale uso fare di queste risorse?” ⁽⁵⁷⁾. Oggi, a distanza di sette anni, il ‘quesito primario e fondamentale’ ha senza dubbio trovato una risposta affermativa, forse ancora non condivisa pienamente da quanti si occupano di ricerca storica (soprattutto nel mondo accademico), ma accanto a questa consapevolezza, alcuni aspetti e questioni rimangono aperti.

In sintesi quindi non soluzioni definitive, ma tentativi di analisi e valutazioni per capire non solo quanto il web abbia significato e  significhi  per la ricerca storica, sia in termini di rilevanza e di percezione del problema che di concreta possibilità di ricerca e comunicazione di risultati, ma quanto ancora la rete possa offrire alla storia ai suoi ‘interpreti’ e al suo pubblico. Entro questa prospettiva di lavoro si collocano gli studi e i volumi fin qui richiamati, che, grazie alle differenti tipologie di scelte metodologiche, di sollecitazioni, di focus etc. adottate, derivanti dalle competenze specifiche delle distinte professionalità coinvolte (storici, archivisti, bibliotecari, insegnanti, etc.etc.) e dalle diverse appartenenze accademico-disciplinari (storici medioevisti, modernisti, contemporanei, dell’educazione, etc.etc.) riflettono sul presente della storiografia digitale, evidenziandone potenzialità e tensioni, e propongono nuovi obiettivi.